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Temi del lavoro
2 Gennaio 2025
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Stipendi: il divario tra Landini e i lavoratori

Dopo giornate di sacrifici, quanti di voi rientrano a casa con una busta paga che non basta a coprire nemmeno le spese essenziali? Guardando i propri figli, quanti temono di non poter garantire loro un futuro migliore? Chi vede le speranze dissolversi di fronte a difficoltà insormontabili? Quanti, guardando in televisione il segretario generale della CGIL, provano rabbia per il divario tra le sue parole e la realtà? Come può chi dovrebbe rappresentarci continuare a recitare la stessa parte senza accorgersi della crescente mancanza di fiducia? Una cosa è certa: la distanza tra chi si proclama difensore dei lavoratori e chi lotta ogni giorno con salari da fame sembra incolmabile. Intanto, i bisogni reali delle persone restano senza risposte.

Lavoratori e sindacato, un abisso incolmabile

Mentre tanti di voi lottano ogni giorno per arrivare a fine mese, rinunciando persino alla carne e al pesce, Maurizio Landini, capo della CGIL, nuota in un mare di privilegi. Gode di uno stipendio che lascia senza parole, una cifra lorda a sei zeri a questa cifra ci si arriva moltiplicando per 14 mensilità il lordo mensile. La busta paga di Maurizio Landini è reperibile online. Un operaio italiano, secondo le statistiche, guadagna tra i 21.000 e i 25.000 euro lordi all’anno, mentre lui porta a casa cifre molto più alte. Questa considerazione non riguarda solo i soldi, ma è anche una questione di equità.

Di valori scritti nello statuto della CGIL che sembrano uno specchio per le allodole. Come si può accettare che il lavoro di un sindacalista valga cinque volte quello di un operaio? Come può chi dovrebbe difenderci ignorare le difficoltà quotidiane che affrontiamo? Questa distanza è diventata inaccettabile. 

Il sindacato e la distanza dalle famiglie italiane

Eppure, Landini afferma di rappresentarci, ma come può comprendere le nostre difficoltà vivendo in un mondo così distante dal nostro? Come può parlare per noi, che lavoriamo duramente ogni giorno, quando sembra lontano anni luce dalla vita reale di un operaio? Questa separazione non è solo simbolica, ma evidente: si vede nei suoi gesti, nelle scelte che fa e nelle parole che ripete come un disco rotto. Il sindacato, che un tempo era dalla parte dei lavoratori, ora pare perso tra giochi di potere e compromessi inutili. Chi ha più bisogno di aiuto viene trascurato, abbandonato a se stesso senza alcun sostegno.

Il carrello della spesa è sempre più vuoto

Maurizio Landini, capo della CGIL, guadagna uno stipendio lordo mensile di circa 7.616 euro, equivalente a un netto di circa 4.021 euro. Un operaio in Italia, invece, percepisce quando gli va bene uno stipendio medio annuo di circa 23.000 euro lordi, corrispondenti a circa 1.400 euro netti al mese. Per lui, riempire il carrello della spesa significa fare i conti con ogni centesimo, spesso rinunciando a beni di prima necessità. Landini, con il suo reddito, non affronta queste preoccupazioni. Vive immerso in privilegi legati alla sua posizione, che derivano non solo dall’elevato stipendio, ma anche dallo status di persona ben inserita nella classe dirigente di un paese sempre più segnato da disuguaglianze sociali.

Basta con questo sindacato

Il divario tra lavoratori e privilegiati cresce ogni giorno, mentre qualcuno si gode i suoi beni. Guardando il telegiornale, ci si sente sempre più esclusi da un sistema progettato per favorire pochi privilegiati. Sognare un futuro migliore è diventato impossibile, intrappolati dai sacrifici e dalle incertezze che caratterizzano ogni giornata. È arrivato il momento di dire basta. Dovremo capire che questa non è più la strada migliore per rivendicare i nostri diritti. Non possiamo più permettere che una minoranza privilegiata decida il futuro ignorando le difficoltà di chi sostiene questo paese con il proprio lavoro.

Compagno, tu lavora che io magno

“Ah, la gloriosa epopea del lavoro di squadra! “Compagno, tu sgobba che io mi godo la pappa” potrebbe essere lo slogan perfetto per un certo sindacalismo moderno: mentre tu ti spezzi la schiena in fabbrica, io mi dedico all’arte del brunch, magari scegliendo tra un prosecco e un Barolo. Un vero gioco di squadra, dove tu stringi la cinghia e io la slaccio per stare più comodo. E la falce? Ottima per decorare il giardino! Il martello? Perfetto per rompere il guscio delle ostriche. E così, mentre tu contempli quale pasta economica comprare, il tuo rappresentante sindacale si interroga sull’abbinamento tra tartufo e Chardonnay. Un’ironia amara, che riflette quanto chi dovrebbe rappresentare i lavoratori sia distante da chi vive il peso della realtà quotidiana.

Un messaggio dal fronte dei lavoratori: 

“Mi sono rotto le scatole”Tra le tante testimonianze che continuano a giungere al nostro sito, ne condividiamo una che sintetizza la frustrazione di migliaia di lavoratori. “Mi sono rotto le scatole. Noi operai, che lavoriamo sodo e paghiamo le tasse, non possiamo essere trattati come dei coglioni. Ogni mese tolgo soldi dal mio stipendio per la tessera sindacale, e cosa ottengo in cambio? Contratti da fame, firmati da chi siede a tavoli dorati e percepisce stipendi che io nemmeno posso immaginare. Landini e i suoi guadagnano una fortuna, mentre noi ci arrangiamo con poco più di mille euro al mese e false promesse. È ora di dire basta.”

Questo messaggio, uno dei tanti che abbiamo ricevuto, rappresenta il sentimento diffuso tra chi si è stancato di sentirsi tradito da un sindacato che dovrebbe difendere i lavoratori, ma che sembra distante anni luce dalla realtà delle fabbriche, dei cantieri e degli uffici.

Fioccano le disdette al sindacato

A testimonianza di questa disillusione vi forniamo un dato: sono 4.102 le persone che, dal 16 ottobre 2024 ad oggi, hanno visualizzato o scaricato dal nostro sito il modulo per cancellarsi dal sindacato. Numeri che parlano chiaro: i lavoratori si stanno ribellando, stanchi di vedere il loro sudore trasformarsi in privilegi per pochi.  

Pur rispettando la libertà di ciascuno e le sue scelte, invitiamo tuttavia a riflettere su un punto. Sono ancora tantissimi i funzionari sindacali onesti che agiscono con serietà e competenza, venendo in soccorso alla povera gente. Il sindacato, quando non è ammalato, è un’istituzione utile. Per questo, invitiamo coloro che giustamente lo abbandonano, a considerare di ritornarvi una volta che l’oligarchia autoreferenziale che oggi lo domina sarà messa da parte. Il nostro impegno proseguirà anche nel 2025: vogliamo dare voce a chi è stato zittito, denunciare le ingiustizie e raccontare la realtà per servire davvero chi lavora.

AUTORE CGL
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