Home » Sicurezza sul lavoro: accordi e buone intenzioni, ma i risultati dove sono?
Temi del lavoro
16 Settembre 2024
oeraio edile su un ponteggio
3 MINUTI DI LETTURA

Sicurezza sul lavoro: accordi e buone intenzioni, ma i risultati dove sono?

La Regione Sardegna, insieme ai principali sindacati, ha recentemente firmato un protocollo d’intesa per promuovere la sicurezza nei luoghi di lavoro. La cerimonia si è svolta a Buggerru, in occasione del 120º anniversario dell’eccidio dei minatori, un evento storico che ha contribuito alla nascita dei primi scioperi generali in Italia. Tuttavia, dietro il richiamo solenne a un passato di lotte per la giustizia sociale, si nasconde una domanda pressante: questi accordi porteranno risultati concreti o resteranno solo atti simbolici?

Un mercato del lavoro destrutturato e pericoloso

Le morti sul lavoro sono una piaga che affligge il nostro Paese. Solo in Sardegna, nel 2023, sono state presentate oltre 10.000 denunce per infortuni, mentre a livello nazionale le “morti bianche” continuano a segnare numeri allarmanti. Di fronte a queste tragiche statistiche, appare evidente che un protocollo, per quanto ben intenzionato, non può risolvere una questione tanto complessa.

Il vero problema non risiede infatti nella mancanza di regolamentazioni, ma in un mercato del lavoro che si è progressivamente destrutturato. Precarietà, sfruttamento, salari bassi, appalti e subappalti sono diventati la norma, creando un ambiente in cui la sicurezza è spesso sacrificata a favore del risparmio economico e della rapidità di esecuzione. In questo contesto, gli accordi come quello siglato a Buggerru rischiano di rimanere vuote promesse, incapaci di affrontare le radici profonde del problema.

La precarietà: un nemico invisibile ma micidiale

La precarietà è il vero avversario della sicurezza sul lavoro. I lavoratori con contratti a termine o impiegati tramite subappalti si trovano spesso in condizioni di vulnerabilità, con minori tutele e scarso potere contrattuale. Questa situazione li porta a dover accettare condizioni lavorative pericolose, senza una formazione adeguata o strumenti di protezione efficaci.

Il sistema degli appalti, in particolare, contribuisce a diluire le responsabilità lungo una catena di subappalti, rendendo i controlli sempre più superficiali. Le imprese che vincono le gare d’appalto tendono a privilegiare il risparmio economico, riducendo anche gli investimenti in sicurezza. In un simile scenario, gli incidenti diventano una conseguenza quasi inevitabile.

Formazione e qualità delle imprese: le sfide aperte

Un altro nodo cruciale è la mancanza di formazione adeguata. Nei settori più a rischio, come l’edilizia, molti lavoratori non ricevono una preparazione sufficiente per affrontare i pericoli quotidiani legati alla propria attività. Le aziende, d’altra parte, spesso vedono la formazione come un costo eccessivo, preferendo tagliare sulla sicurezza per massimizzare i profitti.

Questo atteggiamento è particolarmente diffuso nelle imprese meno qualificate, che si inseriscono nel sistema degli appalti offrendo prezzi bassi a scapito della sicurezza. In questo modo, i lavoratori pagano il prezzo più alto.

Accordi formali, risultati concreti?

Considerate queste problematiche, l’accordo siglato a Buggerru rischia di essere un’iniziativa più simbolica che efficace. Le cause profonde dell’insicurezza sul lavoro rimangono inalterate, e senza una riforma strutturale del mercato del lavoro, ogni protocollo rischia di trasformarsi in un mero palliativo. Precarietà, appalti incontrollati, salari insufficienti e una scarsa formazione restano i nodi centrali da affrontare.

Conclusioni: una sfida aperta alle istituzioni

La sicurezza sul lavoro non si risolve con dichiarazioni formali. Non servirebbe nemmeno una rivoluzione legislativa, ma un cambiamento radicale dell’intero sistema economico e sociale. Fino a quando la dignità delle persone non sarà posta al centro e il materialismo mercantile ai margini, questi accordi rischiano di essere solo esercizi di stile, più utili a salvare l’immagine delle istituzioni che a proteggere realmente la vita dei lavoratori.

Tuttavia, in un contesto dove le parole contano poco, il vero banco di prova sarà il monitoraggio costante degli infortuni sul lavoro. Solo così si potrà dimostrare l’inefficacia di questi protocolli e l’ipocrisia delle istituzioni che li promuovono.

Il gruppo indipendente CGL, nel frattempo, vigilerà attentamente sull’evoluzione degli incidenti sul lavoro. Non solo per monitorare, ma per dimostrare che questi accordi rischiano di rimanere l’ennesimo atto di demagogia. Sfida aperta, quindi, per i “firmatari”: dimostrate con i fatti che ci sbagliamo, perché in fondo, vorremmo avere torto.

AUTORE CGL
Come Gestire i Licenziamenti - CGL
CGL
Licenziare l’incompetenza, l’ignoranza,la disinformazione e l’ipocrisia.
Guarda la conferenza stampa