La testimonianza di Salvatore Tinto, che ci ha contattati per esprimere il suo sostegno al gruppo che abbiamo costituito, e per condividere con noi la sua lettera di dimissioni, getta luce su un sindacato che ha perso il suo spirito originario. Pubblicando con rispetto e solidarietà il suo messaggio, riflettiamo insieme su quanto ci ha confidato. Ex dirigente di punta della FP CGIL, Tinto ripercorre il suo doloroso viaggio all’interno dell’organizzazione, dove, dopo anni di dedizione come segretario regionale e metropolitano di Napoli e Campania, ha assistito alla deriva morale della CGIL. Oggi, anche secondo lui, il sindacato è dominato da cinismo, potere e opportunismo, lasciando poco spazio ai valori di giustizia sociale per cui ha lottato per decenni. Un tradimento che ha lacerato profondamente l’anima di un’organizzazione una volta gloriosa.
ALLA SEGRETARIA NAZIONALE DI COMPARTO FP CGIL FF.LL.
AI PRESIDENTI DELLE ASSEMBLEE FP CGIL NAPOLI E CAMPANIA
AI COMPONENTI DELLA SEGRETERIA NAZIONALE FP CGIL;
AI COMPONENTI DELLE ASSEMBLEE METROPOLITANE E REGIONALI FP CGIL NAPOLI E CAMPANIA;
AL SEGRETARIO GENERALE DELLA CDL CGIL NAPOLI E CAMPANIA, ALLA CGIL NAZIONALE.
Compagne, cari Compagni, dopo aver impiegato gran parte della mia vita, profondendo energie fisiche e mentali, in questa grande organizzazione che è la CGIL, epilogo di una infanzia, in cui senza esagerazione alcuna, ho vissuto in una famiglia dove si mangiava pane e CGIL, avendo avuto la fortuna di avere un nonno paterno che ha lavorato con il grande “Giuseppe Di Vittorio”, in qualità di responsabile della camera del lavoro di Andria, è con immensa delusione e inquietudine che, con la presente, rassegno le mie dimissioni dagli organismi statutari della FP CGIL di Napoli e Campania e nel contempo mi congedo dall’apparato nazionale della FP CGIL.
Ho ricoperto in questa categoria tutti gli incarichi a cominciare da quello di delegato aziendale del Comune di Casoria, poi coordinatore, eletto RSU, responsabile territoriale, Coordinatore provinciale funzioni locali di Napoli eppoi Metropolitano, segretario metropolitano e regionale Napoli e Campania con delega alle Funzioni locali e alla Polizia penitenziaria più altre, ottenendo sempre risultati lusinghieri, grazie all’impegno di Compagni e Compagne dei comparti di cui ero responsabile, con cui abbiamo sempre fatto squadra e onorato il mandato di rappresentanza verso i lavoratori anzitutto e verso l’organizzazione FP CGIL, fino a far parte dell’apparato nazionale dal mese di luglio del 2023, quando sono stato esiliato, con il mio consenso, dato il clima di invivibilità venutasi a creare nella Segreteria di Napoli e Campania di cui facevo parte.
Chi di competenza, gli addetti ai lavori e quelli che come me hanno vissuto questa, “storia raccapricciante”, sanno bene tutta la vicenda per cui non mi soffermo. Ho dovuto constatare, ingoiando inimmaginabili rospi, che il livello di democrazia in alcuni contesti territoriali della FP CGIL è zero. Criticare i “capi” diventa una colpa che prima o poi ti fanno pagare, il fatto stesso di essere uscito vittorioso da una elezione RSU quando tutti gli altri comparti escono ridimensionati e sconfitti, finisce per essere un fatto discriminante e giudicato paradossalmente in negativo.
Ho dovuto, mio malgrado, constatare che molti segretari generali vengono scelti dai livelli superiori per mantenere equilibri di potere, sanare qualche scontento o allontanare personaggi ingombranti che non è possibile fare fuori perché presuppongo, magari a conoscenza di tante cose, probabilmente scomode. Pertanto, si crea un sistema “BALORDO “di alleanze e coperture reciproche in barba alle regole democratiche e alla meritocrazia. In virtu’ di questo patto tacito dirigenti che dovrebbero essere cacciati per manifesta incapacità diventano veri e propri padroni del campo, intoccabili qualsiasi cosa fanno e qualsiasi risultati ottengono, godendo di una sorta di impunità assoluta in un sistema oligarchico e autarchico di potere ben lontano dai principi democratici, al punto tale che si arriva a sostenere, con sconvolgente disinvoltura e accettazione, più o meno, generalizzata, che la parola di un segretario o di un incaricato superiore a livello sindacale vale più delle parola di un incaricato inferiore, innescando una logica perversa e disvaloriale per cui il più alto in grado ha sempre ragione.
Il famoso e anche molto antiquato e obsoleto, a mio parere, “centralismo democratico” ancora in auge in CGIL, in qualche categoria finisce non per selezionare dirigenti da proporre ai delegati per farli votare, affidabili dal punto di vista valoriale e competenti per il ruolo che sono chiamati a ricoprire, bensì vengono selezionati, in base al grado di fedeltà al capobastone di turno, diventando spesso questo, l’unico criterio selettivo, in barba alle competenze e alle capacità, ho visto in proposito dirigenti potenzialmente giovani e bravi ignorati e sacrificati perché invisi al “Capo “di turno o a qualcheduno della sua cerchia magica.
Il mio sconcerto e la mia delusione sono accresciuti sempre più, vedendo una FP CGIL in frantumi a Napoli e in Campania dove ho speso una vita sindacale, facendo sacrifici enormi e anteponendo sempre gli interessi della CGIL ai miei personali. Centinaia di disdette, dirigenti storici che rassegnavano le dimissioni dai loro incarichi o lasciavano definitivamente la Fp CGIL, senza che qualcheduno si preoccupasse più di tanto, la insensibilità rispetto a quello che è accaduto e accade, riguarda anche e soprattutto il livello nazionale di categoria che più volte, “a chiacchiere”, si è impegnato ad intervenire concretamente, per poi adoperarsi ad effettuare piccoli ritocchi di facciata che badavano più che altro a conservare lo “status quo”.
L’apoteosi poi di negatività si è raggiunto con l’annientamento della rappresentanza della FP CGIL nella Polizia Penitenziaria, dove con un lavoro costante e laborioso si era riusciti, in due, tre anni, quando avevo la delega come segretario, a raggiungere il primato in regione Campania, con il più alto numero di poliziotti penitenziari iscritti con la FP CGIL in Italia, invece ho visto vaporizzare il lavoro fatto e azzerare la rappresentanza della FP CGIL nella polizia penitenziaria. Perdere circa 560 iscritti in Campania oltre al disastro di perdere la rappresentatività dell’intero settore a livello nazionale la dice lunga sul livello fallimentare raggiunto.
Nella FP CGIL in molti territori, da tempo ormai primeggia il “culto del capo “ad ogni livello e la mancanza di cittadinanza per ogni critica o visione diversa. Il mantra è che il capo decide e gli altri si adeguano e se non si adeguano, puoi togliere il disturbo, senza creare alcun problema, anzi meno problemi ci sono meglio è, perché la priorità è quella di “stare tranquilli”. Nelle piazze gridiamo contro i padroni, ma al nostro interno ci comportiamo peggio arrivando a mettere da parte e senza tanti complimenti dirigenti capaci e storici pur di assecondare i desideri del “Capo”.
La nostra FP-CGIL, in Campania e soprattutto a Napoli, un tempo organizzazione capace di incidere nei processi decisionali ad ogni livello ed in tutti i comparti, è diventata un microcosmo di autoreferenzialità in cui una ristretta “cerchia magica” si auto bea e glorifica, avendo smarrita ogni rapporto con la realtà e vivendo a via Toledo un mondo ovattato e fiabesco. I valori storici della CGIL vengono decantati a chiacchiere e traditi nei fatti, la FP CGIL Campana è stata pervasa da uno smarrimento profondo ed è allo stato incapace di recitare un ruolo politico e da protagonista nemmeno di piccolo calibro. Un vero e proprio microcosmo in cui il valore ed il merito delle persone sono messi da parte e sacrificati all’appartenenza, alla ricerca della fedeltà. Tutto ciò ha portato ad uno scollamento dal mondo che intendiamo rappresentare, ad una percezione di impotenza che quotidianamente si fa sempre più grande.
Ebbene resto legato alle tantissime Compagne e Compagni che ho conosciuto direttamente nei posti di lavoro e che meritano ogni attenzione e stima da parte mia e ai quei Compagni e quelle Compagne, che ricoprendo incarichi importanti negli organismi statutari della FP CGIL, in verità sempre più pochi e rassegnati, ancora cercano in modo encomiabile di cambiare la direzione ed evitare il catafascio totale, ma per il resto la FP CGIL non mi rappresenta più ed è lontana dal mio modo, ma per fortuna non è solo il mio, di vedere il Sindacato e di rispettare per davvero il patrimonio inestimabile di valori e di principi della GRANDE CGIL. Mi auguro davvero che presto e prima che sia definitivamente, troppo tardi, ci sia un cambiamento radicale che faccia ritrovare la via maestra, quella via che a livello morale prima che materiale ha consentito alla CGIL di guadagnarsi un autorevole e prestigioso ruolo nella storia del nostro paese e nella coscienza di milioni di lavoratori e cittadini.
Salvatore Tinto