Home » La bambina e il mare
Sardegna 360
18 Settembre 2024
scorcio asinara
5 MINUTI DI LETTURA

La bambina e il mare

In un angolo remoto e incontaminato dell’Isola dell’Asinara, una piccola sentinella della natura viveva un’esistenza straordinaria. Non c’era bisogno di castelli sontuosi, né di palazzi imponenti per fare di quella bambina una principessa. Il suo regno era un faro maestoso, eretto sulla scogliera più settentrionale dell’isola, dove il Mediterraneo incontrava il cielo, e ogni giornata si apriva come una pagina bianca, pronta a essere riempita con storie avventurose.

Il faro

Il faro, maestoso e solitario, sembrava sorvegliare il mare con un’aria antica e fiera. Costruito nel 1854 per volere di Umberto II di Savoia su consiglio di La Marmora, aveva affrontato tempeste e tramonti, portando con sé i segni del tempo, ma senza mai perdere la sua dignità. La struttura si ergeva come un baluardo di pietra bianca e resistente, che sfidava l’incessante azione del vento e delle onde. Dal suo balcone si apriva un panorama mozzafiato, un teatro naturale dove si svolgeva la vita della bambina e del mare. 

L’isola dell’Asinara, selvaggia e fiera, era un luogo di straordinaria bellezza. La sua natura incontaminata era un inno alla libertà, un luogo dove il mare e la terra si fondevano in una danza perpetua. Le sue coste frastagliate si affacciavano su un mare cristallino, dalle tonalità che variavano dal turchese all’indaco profondo. Le spiagge, nascoste tra le scogliere, erano come gioielli segreti, incastonati tra le rocce e i cespugli profumati di macchia mediterranea. Cala Rena Grande, in particolare, era un angolo di paradiso: la sabbia bianca e impalpabile si colorava di rosa all’alba, mentre l’acqua, limpida come cristallo, rifletteva i primi raggi del sole in un’esplosione di luce e colori.

La bambina

In questo scenario da sogno, la bambina viveva un’infanzia fuori dal comune. Figlia del guardiano del faro, la sua vita era scandita dal ritmo delle onde e dal canto del vento. Non c’era elettricità di giorno, solo la luce naturale che filtrava dalle finestre e riempiva le stanze di un bagliore dorato. La sera, il generatore del faro si accendeva, portando una luce tenue e calda che illuminava appena l’interno della casa. Ma lei non aveva bisogno di altro. Ogni angolo dell’isola, ogni piccola insenatura, ogni scoglio battuto dal mare, era una nuova avventura che aspettava solo di essere vissuta.

Ogni giorno, la bambina esplorava il suo regno. Il maestrale, potente e instancabile, portava con sé legni levigati, trasformandoli in giocattoli unici, modellati dalla natura stessa. I ciottoli che trovava sulla battigia si prestavano a giochi semplici ma carichi di magia, mentre le tempeste lasciavano sulla costa una varietà di tesori marini: tronchi, rami, persino la balsa, leggera e morbida, perfetta per creare flotte di piccole barche. Con un temperino, intagliava il legno, dando vita a un esercito di barchette che prendevano il largo nelle acque calme delle cale. I sugheri, trovati sugli scogli, diventavano marinai pronti a sfidare le onde. Ogni scoperta era una gioia, ogni gioco una nuova storia.

La pedatrice gentile

Il mare era il suo compagno di giochi, un amico fedele e instancabile. Nei giorni di calma, la bambina pescava con lenze che si costruiva da sola, meravigliandosi ogni volta che funzionavano. Preparava esche con farina, formaggio e acciughe salate, e le abboccate non tardavano ad arrivare. I pesci che catturava erano una delizia per i gabbiani corsi e reali, che volteggiavano al tramonto in cerca di un pasto facile. Le seppie, con i loro movimenti sinuosi, emergevano dall’acqua alla luce dell’imbrunire, pronte per essere catturate con un grande retino. Ma non era solo una predatrice: con i polpi, la bambina giocava. Indossava maschera e pinne, immergendosi nelle acque cristalline vicino ai loro nascondigli. Agitava uno straccetto bianco per attirarli fuori, e li osservava affascinata, senza mai avere il cuore di catturarli.

L’Asinara era un’isola piena di vita, e la bambina ne conosceva ogni angolo, ogni creatura. Una delle sue scoperte più affascinanti fu una piccola murena, che trovò nascosta tra le rocce quando era ancora piccola, simile a una banana per i suoi colori gialli e le dimensioni ridotte. Anno dopo anno, la vide crescere, diventando una presenza familiare e rassicurante nei suoi fondali preferiti. Ma non era l’unica meraviglia marina a cui si affezionò. Le aragoste, con le loro corazze dai colori cangianti, erano le regine indiscusse del fondale marino. Si muovevano con eleganza, scivolando tra le rocce con una cautela quasi regale. Erano talmente numerose che non c’era bisogno di pescarle, un lusso raro in un mondo che stava già cambiando troppo in fretta. Anche le stelle marine, con la loro incredibile varietà di forme e colori, la lasciavano incantata, mentre i granchi pelosi diventavano prede sfuggenti e sfide quotidiane. Imparò a catturarli con abilità, afferrandoli dietro le chele per poi, spesso, liberarli dopo averli nutriti.

Cala rena grande

Ma c’era un luogo che la bambina amava sopra ogni altro: Cala Rena Grande. Con il primo chiarore dell’alba, quando il sole appena nato dipingeva il cielo di sfumature rosa e arancio, la spiaggia si trasformava in un regno incantato. La sabbia, fine come polvere, assumeva una tonalità candida, con striature rosa che disegnavano un paesaggio irreale. L’acqua, così trasparente da sembrare invisibile, si tingeva di turchese, creando un contrasto che la rendeva un gioiello incastonato tra le rocce. Seduta sulla riva, la bambina poteva ammirare il fondale, lambito da un lieve tremolio di luci e piccoli riflessi, mentre i raggi del sole accarezzavano la superficie, facendo scintillare le sagome argentate dei piccoli pesci che popolavano le acque. 

L’aria del mattino, fresca e profumata, portava con sé il sentore della vegetazione dell’isola: rosmarino, mirto, ginepro, un bouquet selvatico che la brezza marina mescolava sapientemente, creando un aroma inconfondibile. Quella fragranza intensa, che cambiava con il vento e con le stagioni, era il respiro dell’isola stessa, una firma olfattiva che accompagnava ogni suo passo.

Storie indimenticabili

La bambina e il mare erano inseparabili, legati da un amore antico quanto le onde che si frangevano contro la scogliera. La sua infanzia, vissuta tra le braccia della natura più selvaggia e incontaminata, fu un’epoca di meraviglia e scoperta continua. Ogni creatura marina, ogni angolo dell’isola, ogni alito di vento raccontava una storia, e lei le ascoltava tutte, con il cuore aperto e gli occhi spalancati sul mondo. Crescendo, quelle storie le rimasero dentro, come un tesoro prezioso da custodire e condividere, ricordi di un tempo in cui l’isola e il mare erano tutto il suo mondo, un mondo fatto di bellezza, avventura e amore per la natura.

E così, in quel faro solitario, su un’isola dimenticata dal tempo, la bambina e il mare vissero una storia senza fine, una storia che il vento e le onde avrebbero continuato a raccontare, in eterno.

AUTORE CGL
CGL
Licenziare l’incompetenza, l’ignoranza,la disinformazione e l’ipocrisia.