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Sardegna 360
20 Settembre 2024
petroliera in difficoltà
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Camedda: Il contadino che sfidò il mare e divenne un eroe

“Quando il mare si scatena e il vento fischia tra le onde furiose, c’è un capitano che non sa nuotare, ma che sfida la sorte con il cuore di un eroe.”

La tempesta

Immagina di trovarti in mezzo al mare, in una tempesta feroce, con onde che si ergono come montagne e il vento che ulula come un lupo affamato. Le imbarcazioni, piccole e grandi, lottano disperatamente per rimanere a galla, e se la sfortuna colpisce con un guasto o un’avaria, l’unica speranza è lanciare un SOS. Ma quando il mare è in collera, uscire dal porto per prestare soccorso sembra una follia. Eppure, ci sono uomini che, sfidando ogni logica e paura, si tuffano nel pericolo con una determinazione indomabile. Tra questi temerari c’è un uomo il cui coraggio e incoscienza si fondono in un’unica forza: Giovanni Efisio Camedda. Camedda, un uomo che la Sardegna ha forgiato nel duro lavoro della terra, è diventato un vero e proprio eroe del mare. Nato contadino, ha trovato il suo destino tra le onde, dove ha salvato innumerevoli vite senza mai imparare a nuotare. Un dettaglio sorprendente per chi, come lui, ha sfidato la morte più volte nelle acque tempestose del Mediterraneo.

Il contadino

La sua storia inizia tra i campi di Solanas di Cabras, vicino a Oristano, dove nacque nel 1935. Con solo un’istruzione fino alla seconda media, a 15 anni incontrò Achille Onorato, l’uomo che lo convinse a lasciare la terra per abbracciare il mare. Da lì iniziò la sua incredibile carriera, fatta di tempeste, salvataggi disperati, e un coraggio che rasentava la follia. Il suo battesimo del mare avvenne nel 1955, quando, in mezzo a un mare turbolento, Camedda si trovò a fronteggiare la sua prima sfida. Evidentemente, il mare in burrasca non lo spaventò, anzi, lo forgiò. Quattro anni dopo, divenne marinaio e, con una determinazione feroce, riprese a studiare, superando gli esami di terza media nel 1961. Nello stesso anno, ottenne la qualifica di “padrone marittimo”, una posizione che gli permetteva di condurre navi fino a 5.000 tonnellate nel Mediterraneo.

A bordo del rimorchiatore Prode

Da quel momento, il nome di Camedda divenne sinonimo di salvezza tra i marinai. In un mare spesso infuriato, salvò 80 navi e oltre 600 persone. Tra i suoi molti atti eroici, quello del 1965, quando, da comandante del rimorchiatore “Prode”, portò in salvo una nave da 50.000 tonnellate alla deriva, è solo uno dei tanti che testimoniano il suo coraggio. E nel 1970, quando una superpetroliera doveva attraccare a Porto Torres e nessun altro rimorchiatore si sentiva all’altezza, fu chiamato lui. E, naturalmente, tutto andò per il meglio. Il suo coraggio fu messo alla prova molte altre volte, ma una delle sfide più penose fu quella contro il mare agitato intorno all’isola di Cavallo, in Corsica. Nel 1971, la petroliera norvegese “Saija”, carica di 36.000 tonnellate, si incagliò nelle Bocche di Bonifacio, minacciando un disastro ecologico. Quando Camedda arrivò sulla scena, trovò un caos disperato: il capitano si era tolto la vita e il secondo ufficiale era in fin di vita. Senza esitare, Camedda prese il comando e, con il sangue freddo che lo caratterizzava, portò la petroliera in salvo a La Maddalena. In questa e in altre imprese, Camedda dimostrò che il vero coraggio non si misura nella capacità di nuotare, ma nella volontà di affrontare l’ignoto. “Affronto onde alte come montagne”, disse una volta, “e in quelle condizioni nuotare non servirebbe a nulla”. 

Castelli di sabbia

Nonostante le sue imprese eroiche, la vita non è stata generosa con Camedda. Partito da zero, riuscì a costruire un piccolo impero immobiliare, con proprietà sparse per la Sardegna e Roma. Ma tutto ciò che aveva accumulato svanì come un castello di sabbia, lasciandolo con una modesta pensione che oggi gli permette a malapena di pagare l’affitto in un piccolo locale a Sassari, dove vive con sua moglie. Giovanni Efisio Camedda è l’eroe che non sa nuotare, il contadino che divenne marinaio, un uomo che sfidò il mare forza dieci e che salvò centinaia di vite attaccato all’aratro del mare, il suo “rimorchiatore vincente”. In un mondo in cui il coraggio spesso si confonde con l’incoscienza, Camedda ci ricorda che a volte, per salvare gli altri, non è necessario saper nuotare, ma avere il cuore di un eroe. 

AUTORE CGL
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