L’uovo di Pasqua medio da 220 grammi costa 15,99 euro. Un operaio metalmeccanico di quarto livello prende, con contratto nazionale firmato dalla CGIL, 1.430 euro netti al mese. Fate voi i conti.
Per comprare un uovo di cioccolato per ognuno dei suoi due figli, un lavoratore deve spendere il 2,2% dello stipendio mensile. Un’assurdità. Un corto circuito economico che ormai ha del grottesco.
E chi ce lo dice? FEDERCONSUMATORI. Sì, quella stessa FEDERCONSUMATORI presieduta da Michele Carrus, ex segretario della CGIL Sardegna. Lo stesso Carrus che oggi, con faccia serena, denuncia i rincari delle uova di Pasqua: +7,4%! proclama, come fosse una scoperta.
Ma a cosa serve denunciare gli aumenti, se per anni sei stato ben allineato in un sindacato che firmava contratti con aumenti finti, capaci di tenere i salari ben sotto l’inflazione?
È come se un pompiere buttasse benzina sulle fiamme per vent’anni, e poi si presentasse a raccontare che la casa è bruciata. Carrus lo fa. E con tono serio.
FEDERCONSUMATORI non contratta. Non contrasta. Osserva. Compila. Comunica. Pubblica tabelle con prezzi e variazioni. Ma che potere ha? Nessuno. Le uova aumentano? I treni rincarano? Le colombe costano più del prosciutto? FEDERCONSUMATORI fa l’elenco. Ma resta a guardare.
Nel frattempo, la CGIL, il sindacato che finanzia FEDERCONSUMATORI, continua a firmare contratti che non difendono il potere d’acquisto.
E per capire davvero la portata della disparità sociale, vediamo quante uova di Pasqua da 220g (15,99 euro) può comprare un operaio rispetto a Maurizio Landini. Il segretario della Cgil guadagna 4.021 euro netti al mese. Con questa cifra può acquistare circa 251 uova in un solo mese. Un operaio metalmeccanico, con 1.430 euro netti mensili, può comprarne al massimo 89.
E c’è ancora chi si stupisce che il sindacato abbia perso credibilità?
Nel 2002, un muratore guadagnava 1.100 euro netti al mese. Il prezzo medio di un uovo di marca era 9,90 euro. Nel 2025, lo stesso muratore prende 1.350 euro, mentre l’uovo ne costa 15,99. Il suo salario è aumentato del 22% in 23 anni. L’uovo del 61%. E allora, di cosa stiamo parlando?
Questa CGIL, ormai ingessata e diventata parte integrante del sistema che dovrebbe combattere, è stata giustamente criticata da tre suoi dirigenti interni.
Queste critiche, tutt’altro che infondate, sono costate loro l’espulsione. Un’espulsione illegittima, voluta proprio da Michele Carrus, lo stesso che oggi siede al vertice di FEDERCONSUMATORI.
Carrus non ha tollerato la voce del dissenso, non ha accettato il confronto. Ha preferito liberarsi dei contestatori, compiendo così un atto che ha il sapore dell’infamia: punire chi denunciava l’immobilismo del sindacato, invece di affrontarne le cause.
Michele Carrus, mentre elenca gli aumenti di Pasqua, dimentica di dire che la CGIL ha firmato gli ultimi rinnovi contrattuali dei settori privati con aumenti del 5-6% spalmati su tre anni. In un Paese dove l’inflazione reale è quasi al 7% annuo. È come mettere un secchio sotto una cascata. E poi lamentarsi che ci si bagna.
Non solo. FEDERCONSUMATORI è finanziata anche con i soldi dei tesserati CGIL. Cioè, un lavoratore paga il sindacato, che poi finanzia un’associazione che gli dice che i prezzi sono aumentati, ma non fa nulla per evitarlo.
È un circolo vizioso. Anzi: è una farsa.
Perché Carrus non difende i consumatori dai salari da fame voluti dai contratti della CGIL di Maurizio Landini?
Forse perché se lo facesse, la stessa CGIL che lo ha catapultato alla presidenza di FEDERCONSUMATORI gli farebbe subito sentire il fiato sul collo?
Parafrasando una vecchia canzone: se questo non è un conflitto d’interessi, dimmi tu che cos’è.
Facciamo un esperimento. Se negli ultimi 20 anni la CGIL avesse contrattato aumenti che coprivano realmente l’inflazione (cioè almeno +45% in termini cumulativi), oggi un operaio base dovrebbe guadagnare almeno 1.900 euro netti.
Con questo stipendio, l’uovo da 15,99 euro rappresenterebbe lo 0,84% dello stipendio. Una spesa più che sostenibile. Ma non è così. Perché il contratto lo firma il sindacato. E non è stato il cacao a fregare i lavoratori. È stata la firma.
Il vero problema non è l’uovo. È il sistema. Un sistema dove i prezzi salgono, i salari arrancano, e le organizzazioni sindacali che dovrebbero difendere i lavoratori si limitano a redigere bollettini.
Il presidente Carrus può anche denunciare i rincari. Ma la sua denuncia è il boomerang di anni di contratti svenduti, salari bloccati, categorie abbandonate. FEDERCONSUMATORI ha la credibilità di chi fotografa un furto… dopo aver lasciato aperta la porta.
I lavoratori meritano altro. Meriterebbero chi non li accompagna al macello dei prezzi con un blocco appunti in mano, ma chi si mette tra loro e il coltello.
Pasqua o no, questo è il vero miracolo che serve. E che manca.
Nel frattempo, la CGIL scende in piazza non per difendere i salari, ma per sostenere l’Unione Europea, quella stessa UE che, assieme ai governi che si sono succeduti, ci ha portati a questa situazione. Oggi quella stessa Unione punta a spendere le risorse dei cittadini per arricchire i produttori di armi, mentre i lavoratori non riescono a comprare nemmeno un uovo ai propri figli.
Una vergogna senza giustificazioni.