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L’opinione
26 Gennaio 2025
Vista esterna della sede della CGIL di Sassari, con bandiere e cartelli visibili, in primo piano un giornale che titola sulle sentenze che ribaltano i licenziamenti di sindacalisti.
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Il sindacalista smascherato 

All’amministratore del sito gruppo CGL,

Mi chiamo Giovanni Piras e, in qualità di ex dirigente sindacale CGIL, ritengo necessario condividere alcune riflessioni critiche basate sulla mia esperienza. Ho conosciuto il funzionario protagonista di questa vicenda durante il mio incarico come responsabile della categoria che dovrebbe tutelare i lavoratori della pubblica amministrazione, sanità, igiene ambientale, cooperative ecc. Ciò che, ormai da molti anni sta accadendo, rappresenta un tradimento dei valori fondamentali del sindacato e richiede una ferma presa di posizione.

Prima di tutto voglio esprimere la soddisfazione per il vostro coraggio e per la battaglia di giustizia che state conducendo con l’evidente scopo di contribuire a restituire ai lavoratori ciò che hanno perso: un sindacato veramente serio ed onesto. Apprezzo l’impegno che il gruppo di cui faccio parte sta ponendo per smascherare l’ipocrisia, l’incompetenza e la mala fede di certi sindacalisti. Grazie se vorrete, come spero, dare voce anche alla mia indignazione.

Se il sindacato si trasforma nel datore di lavoro che dovrebbe combattere

Quello che sta accadendo è un tradimento intollerabile. Ho ascoltato un audio in cui un dirigente sindacale attacca le cooperative per la pratica di espellere i soci per poi licenziarli. In un primo momento, avrei voluto applaudire questa denuncia. Ma la realtà è ben diversa: la CGIL ha adottato lo stesso comportamento nei confronti di un proprio dipendente. Peggio ancora, questa persona si è persino presentata in tribunale per testimoniare contro quel lavoratore. È un comportamento inaccettabile, che mostra quanto il sindacato si sia allontanato dalla sua missione di tutela.

L’audio che rivela una doppiezza sconcertante

In quell’audio, il sindacalista usa parole apparentemente dure contro le cooperative, ma è evidente che non applica a sé stesso gli stessi principi che pretende di difendere. Se una cooperativa espelle un socio per licenziarlo come dipendente, deve dimostrare la legittimità di quell’espulsione. Invece, questo signore ha giustificato un licenziamento chiaramente ingiusto, consentendo alla CGIL di perpetuare ciò che pubblicamente condanna. Questa non è solo ipocrisia: è la dimostrazione di quanto il sindacato abbia perso la propria integrità.

La sentenza che smaschera l’ingiustizia

La Corte d’Appello di Sassari, con la sentenza n. 119/2024, ha dichiarato illegittimo il licenziamento di un lavoratore espulso dal sindacato, evidenziando violazioni procedurali gravi. Non si può espellere un socio per poi costruire un licenziamento su basi precarie. La giurisprudenza è chiara: l’ordinanza n. 31469 del 13 novembre 2023 della Corte di Cassazione afferma che l’annullamento dell’espulsione ripristina sia il rapporto associativo che lavorativo. La sentenza n. 27436 del 20 novembre 2017 delle Sezioni Unite garantisce tutela risarcitoria anche in assenza di impugnazione della delibera di esclusione. Ignorare tutto questo, come ha fatto quel dirigente, significa tradire i lavoratori e disonorare il sindacato.

Fare il sindacalista dovrebbe essere una missione

Essere sindacalista non è una professione, ma una missione. Significa difendere i diritti dei lavoratori con impegno e integrità, senza piegarsi a interessi personali. Quando i sindacalisti concorrono a licenziare illegittimamente i lavoratori invece di difenderli, dimostrano di non essere degni di rappresentarli. Un funzionario che contribuisce al licenziamento di un lavoratore non può più stare al suo posto.

In questo caso, la CGIL ha mostrato tutta la sua mala fede, dimostrando che non è affatto l’organizzazione democratica e rispettosa delle regole che proclama di avere. Quando un dirigente, che ha partecipato attivamente a perpetrare queste ingiustizie, afferma che la questione morale è “un altro discorso”, rivela una totale assenza di vocazione e un atteggiamento opportunistico. Al contrario, un vero sindacalista deve impegnarsi su alcuni fronti essenziali:

  1. Fare pressione sul legislatore per migliorare le leggi a tutela dei lavoratori.
  2. Garantire che ogni espulsione sia legittima e difendere i lavoratori colpiti da decisioni ingiuste.
  3. Organizzare scioperi efficaci per esercitare pressione sulle cooperative. Tuttavia, il sindacato sta abbandonando anche questo strumento, a causa della perdita di credibilità tra i lavoratori.

“Il dirigente di cui parliamo ha scelto la strada più meschina e incredibile: ignorare il suo dovere e perpetuare le ingiustizie.”

Le riunioni inutili del sindacato

Cosa fa concretamente il sindacato? Quasi nulla. Invece organizza riunioni sterili, come quella di pochi giorni fa a Sassari, dove poche decine di persone, quasi tutte interne, si parlano addosso e si autocelebrano. Nessuna proposta concreta, nessuna attenzione ai problemi reali. E quando un iscritto pone una domanda seria? Viene ignorato, facendolo sentire invisibile. Questo atteggiamento non solo è deludente, ma rappresenta un’offesa verso chi crede ancora nei valori del sindacato e paga regolarmente la tessera.

La CGIL e la sua leadership allo sbando

“Questa vicenda è la prova di una leadership non solo inadeguata, ma addirittura scandalosa. Personaggi come quello dell’audio dimostrano quanto siano distanti dai valori che il sindacato dovrebbe avere ed osservare. 

Quando un sindacalista dichiara che partiti politici e sindacati possono licenziare liberamente perché sono organizzazioni non riconosciute, rivela una profonda confusione e una grave incoerenza. In primo luogo, ciò che sostiene è semplicemente falso, come dimostrano diverse sentenze della magistratura. In secondo luogo, anche se fosse vero, un sindacato che si proclama democratico non dovrebbe mai ricorrere a pratiche che contraddicono i suoi stessi principi. L’utilizzo di strumenti impropri contro i lavoratori rappresenta una chiara dimostrazione di una deriva morale e operativa che mina la credibilità dell’organizzazione. La leadership attuale, con figure di riferimento come Maurizio Landini e Fausto Durante, rappresenta un modello di gestione che appare lontano dai valori democratici e dai principi fondamentali del sindacato.

Sindacalisti indegni di rappresentare i lavoratori

Un sindacalista come quello dell’audio che contribuisce, direttamente o indirettamente, al licenziamento di un lavoratore, non è degno di rappresentare i lavoratori. È come se un professionista agisse in aperto contrasto con i principi del proprio mestiere. Questo atteggiamento sottolinea un fallimento che non può più essere tollerato.

AUTORE CGL
Come Gestire i Licenziamenti - CGL
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