Cari lavoratori italiani, siete pronti a una grande notizia? Sembrava che Maurizio Landini avesse mantenuto la promessa di ribaltare la riforma Fornero. O almeno, questa era l’illusione di chi ancora confidava nelle sue parole. Dopo anni di proclami e di suoi discorsi accorati, molti nutrivano la speranza che il 2025 segnasse l’anno della svolta. La riduzione dell’età pensionabile a 62 anni, senza penalizzazioni aggiuntive, sembrava ormai a portata di mano.
La realtà si è dimostrata ben diversa. Nulla è cambiato, e le speranze dei lavoratori sono rimaste tali. Tra comizi infuocati e “rivolte sociali”, il gran capo della CGIL non ha fornito risposte concrete, lasciando i lavoratori alle prese con la legge introdotta dal governo Monti nel 2011. Resa possibile grazie all’appoggio quasi unanime dei partiti, e non solo. Infatti, In quell’occasione il sindacato mostrò le sue prime ambiguità non ancora chiarite. Limitandosi a uno sciopero simbolico di appena quattro ore, sancì di fatto il suo consenso alla riforma. Esaminiamo ora le novità introdotte dalla legge di bilancio 2025 e i problemi ancora irrisolti per valutare l’impatto reale sulle pensioni.
Misura | Stato della Misura | Descrizione |
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Quota 103 | Confermata | Pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Tetto massimo di 2.400€ lordi al mese. |
Ape Sociale | Confermata | Pensione anticipata a 63 anni e 5 mesi per categorie disagiate con almeno 30-36 anni di contributi. |
Opzione Donna | Confermata con modifiche | Pensione anticipata a 61 anni (60 con un figlio, 59 con due figli) e 35 anni di contributi. |
Bonus Maroni | Potenziato | Detassazione per chi sceglie di rimanere in servizio oltre l’età pensionabile. |
Rivalutazione assegni | Introdotta | Rivalutazione dello 0,8% per pensioni fino a 4 volte il minimo, percentuali ridotte oltre. |
Pensioni minime | Incremento | Aumento a 617,89€ (+2,2%) per il 2025, ulteriore aumento previsto per il 2026. |
Sconto per lavoratrici madri | Introdotto | Riduzione di 4 mesi per figlio sull’età pensionabile, fino a un massimo di 16 mesi. |
Previdenza complementare | Introdotta | Possibilità di utilizzare la rendita per raggiungere la soglia dell’assegno sociale. |
Per quei pochi che avevano scommesso sulla sua promessa, la realtà è diventata una barzelletta amara. Anni di lavoro in più e illusioni infrante: più che una rivoluzione, sembra che Landini abbia organizzato una gita di gruppo per osservare, ancora una volta, il nulla di fatto. E così, i lavoratori che avevano riposto le loro speranze in lui si trovano con una certezza: il sindacato è bravo a parlare, ma quando si tratta di agire … be’, meglio non trattenere il fiato.
Per tutti coloro che avevano creduto nelle sue parole, questo suona come una vecchia barzelletta: ridere fa bene alla salute, peccato che qui si parli di anni di lavoro che continuano ad aumentare. Invece di riformare le pensioni, Landini appare più incline a vendere illusioni, sorridendo come chi finge di aver fatto una scoperta rivoluzionaria. Secondo i dati ISTAT oltre 300.000 lavoratori rimangono esclusi da qualsiasi forma di flessibilità pensionistica. Questi numeri testimoniano l’incapacità del sindacato di ottenere risultati tangibili in più di un decennio di negoziati. La riforma Fornero, simbolo di un sistema pensionistico iniquo e punitivo, resta intaccata, e i lavoratori continuano a subire le conseguenze di una dirigenza sindacale più brava a lamentarsi che a ottenere risultati concreti. Landini, con le sue dichiarazioni altisonanti, sembra avvicinarsi alla figura storica di Cassandra: capace di prevedere il disastro, ma impotente nel cambiare il corso degli eventi.
Il numero uno del sindacato Italiano ha ripetutamente attaccato la riforma Fornero nel corso degli anni, sottolineando la necessità di superarla. Tra le sue dichiarazioni più note:
Landini si erge come un moderno Cassandra, ma a differenza della figura mitologica, non è dotato di una visione profetica. Denuncia i problemi senza mai proporre soluzioni incisive o ottenere risultati.
Proposta Sindacale | Descrizione | Stato Attuale |
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Flessibilità in uscita a partire dai 62 anni | Consentire il pensionamento a partire dai 62 anni di età, indip. dai contributi. | Non attuata. Rimane valida “Quota 103” con 62 anni di età e 41 anni di contributi. |
Pensione di garanzia per i giovani | Introdurre una pensione minima garantita per giovani con carriere discontinue e redditi bassi. | Non attuata. Non ci sono misure specifiche per giovani lavoratori precari. |
Riconoscimento del lavoro di cura per le donne | Valorizzare il lavoro familiare con riduzioni sull’età pensionabile. | Parzialmente attuata con lo “Sconto per lavoratrici madri” fino a 16 mesi di riduzione. |
Ape Sociale | Facilitare l’uscita per lavori gravosi o categorie disagiate. | Confermata con limiti su categorie e condizioni. |
Rivalutazione assegni | Adeguare le pensioni al costo della vita per mantenere il potere d’acquisto. | Parzialmente attuata. Previsto uno 0,8% per pensioni fino a 4 volte il minimo. |
Previdenza complementare | Incentivare l’adesione a fondi pensione integrativi. | Parzialmente attuata con utilizzo rendite per raggiungere l’assegno sociale minimo. |
Nel 2024, la CGIL ha partecipato a numerosi incontri con il governo Meloni, puntando su misure come la flessibilità in uscita, la pensione di garanzia per i giovani e una maggiore tutela per le donne e i lavori gravosi. Ma alla fine, il governo ha prorogato misure già esistenti senza introdurre alcuna riforma strutturale.
Questo ultimo insuccesso si aggiunge a una lista impressionante di incontri inconcludenti tra la CGIL e i vari governi, durante i quali il sindacato ha spesso insistito su richieste di maggiore flessibilità in uscita e su misure di protezione per giovani e donne, senza però riuscire a ottenere nulla. Questo insuccesso è dovuto alla quasi totale perdita di influenza del sindacato, incapace di incidere sulle decisioni politiche o di rappresentare efficacemente le esigenze dei lavoratori. Ecco una cronologia che testimonia la sua inefficacia:
La CGIL, sotto la guida di Landini, è diventata un’istituzione così persa nella contemplazione della propria importanza da sembrare più un club esclusivo che un sindacato. La strategia pare essere “prima l’immagine, poi i fatti”, peccato che i fatti non abbiano mai trovato la strada per arrivare. Landini, con la sua aria da profeta indignato, sembra più un’artista della commedia italiana che altro. Il suo è una sorta di spettacolo quotidiano fatto di proclami e inutili scioperi, come l’ultimo che è passato del tutto inosservato.
E qui arriva Cassandra, presa in prestito dal teatro greco, che guarda basita dall’aldilà. Landini, come la famosa sacerdotessa, è bravo a predire disastri, pensioni irraggiungibili, disuguaglianze sempre più grandi, ma, a differenza della povera Cassandra, non può nemmeno dare la colpa agli dèi. Il suo destino non è scritto nel firmamento: è scritto nella sua incapacità a relazionarsi con la nuova realtà del mondo del lavoro.