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Temi del lavoro
16 Dicembre 2024
Truffa inca di Zurigo ai danni dei pensionati italiani emigrati
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Pensioni rubate, lo scandalo dell’INCA-CGIL di Zurigo

Mentre Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, si dice indignato e annuncia querele contro Massimo Giletti per le rivelazioni della trasmissione Lo Stato delle Cose, centinaia di lavoratori italiani, emigrati e residenti in Svizzera, attendono giustizia. Privati delle loro pensioni, si ritrovano coinvolti in uno scandalo che ha visto l’INCA-CGIL di Zurigo protagonista di una frode da milioni di franchi svizzeri. Dopo il fallimento del patronato, la CGIL si è affrettata a dichiarare la propria estraneità alla vicenda, disconoscendo ogni responsabilità.

La truffa dell’INCA CGIL di Zurigo

Lo scandalo ha inizio diversi anni fa e ruota attorno alla figura di Antonio Giacchetta, ex direttore dell’INCA-CGIL di Zurigo. Il dirigente ha approfittato della fiducia di centinaia di lavoratori italiani, che si rivolgevano al patronato per questioni legate alla loro pensione. Quando i pensionati dovevano scegliere tra una rendita mensile o il ritiro dell’intero montante dei contributi, Giacchetta dichiarava alle casse svizzere che preferivano la liquidazione totale. I fondi venivano così depositati su un conto intestato all’INCA-CGIL presso il Credit Suisse.

Successivamente, il denaro, circa 35 milioni di franchi svizzeri, veniva sottratto alle vittime. Ai pensionati veniva corrisposta una mensilità per mantenere le apparenze, mentre il resto dei fondi veniva destinato a investimenti rischiosi o spese personali. Tra queste, figurano cure mediche private e il pagamento di prostitute.

La frode è stata scoperta solo quando gli investimenti si sono rivelati fallimentari, lasciando il conto in rosso e privando i pensionati del denaro accumulato con anni di sacrifici.

Antonio Giacchetta: il protagonista dell’inganno

Antonio Giacchetta è stato arrestato con accuse di truffa aggravata e appropriazione indebita. In primo grado, è stato condannato a nove anni di reclusione, successivamente ridotti a sette anni e tre mesi in appello. Nonostante la gravità dei crimini commessi, oggi Giacchetta è un uomo libero e lavora come consulente finanziario per una fiduciaria a Zurigo.

Le sue recenti ammissioni hanno gettato ulteriore discredito sull’INCA-CGIL. Ha infatti confessato di aver utilizzato i fondi sottratti per spese personali e investimenti fallimentari, sollevando dubbi sull’esistenza di complicità interne e sulla mancanza di controlli da parte della CGIL.

Cgil e Inca contro la Rai: azioni legali per difendere l’onorabilità

Cgil e Inca, in seguito alla trattazione del caso durante la trasmissione Lo stato delle cose condotta da Massimo Giletti, hanno formalmente diffidato la Rai, accusandola di aver trasmesso contenuti diffamatori che ledono la reputazione del Sindacato e del Patronato. La diffida si riferisce a puntate del programma che, secondo quanto dichiarato, avrebbero diffuso accuse false e gravemente lesive. Nel comunicato stampa, il Patronato ribadisce la propria trasparenza, rigettando ogni responsabilità riguardo alla truffa in Svizzera, attribuita esclusivamente a Antonio Giacchetta. Per tutelare la propria immagine, sono state intraprese azioni legali volte a ristabilire la verità nelle sedi giudiziarie competenti.

I pensionati truffati dal patronato INCA CGIL di Zurigo arrivano a Roma per parlare con Maurizio Landini

Marco Tommasini, uno dei figli dei pensionati truffati e Cosmo Covello, il pensionato che ha vinto la causa in primo grado contro INCA CGIL che si è opposta al risarcimento impugnando la sentenza, si sono recati a Roma per cercare di incontrare il Segretario della CGIL Maurizio Landini.

Cosmo Covello un pensionato di 80 anni ha dovuto abbandonare la Svizzera e tutti gli affetti, figli e nipoti, perché non riesce ad affrontare le spese sanitarie e di alloggio che avrebbe dovuto coprire con i soldi della pensione che l’INCA CGIL di Zurigo ha fatto sparire. Ora vive ad Acri in Calabria dopo più di 50 anni di Svizzera.

Le storie di chi ha subito questa truffa sono una denuncia vivente. Pasqualina, un’altra vittima, non ha potuto essere presente a Roma per motivi di salute, ma al telefono ha espresso tutta la sua rabbia: Quei soldi ce li siamo sudati. È vergognoso che ora dicano di non essere responsabili. Se l’INCA non c’entra nulla con la CGIL, perché c’è stata una convenzione? Ora si scaricano le colpe l’uno sull’altro.” Tra le vittime ci sono anche invalidi che non hanno mai ricevuto un risarcimento. Alcuni sono morti senza ottenere giustizia.

Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, ha dichiarato che la CGIL non ha erogato risorse all’INCA. Tuttavia, questa affermazione non corrisponde alla realtà dei fatti.

Riportiamo testualmente le sue dichiarazioni come attestate dal video: “Non è vero che la CGIL dà 3 milioni l’anno a Inca”. Inoltre, ha aggiunto: “Non è vero che il patronato è il patronato della CGIL e non è vero che la CGIL è ente promotore del patronato Inca”.

Tuttavia, nel bilancio dell’INCA del 2023 si attesta che il patronato ha incassato dall’ente promotore CGIL €3.045.326,00. Nel 2022, i trasferimenti ammontavano a €2.466.242,00, tutti finanziamenti destinati allo svolgimento dell’attività operativa.

Bilancio inca CGIL versamento da CGIL di 3 milioni di euro

Nella premessa del bilancio si legge: “L’Istituto Nazionale Confederale di Assistenza (INCA) è un istituto di patronato promosso dalla CGIL e regolato dalla Legge 30 marzo 2001, n. 152. L’INCA svolge la propria attività istituzionale difendendo i diritti dei lavoratori, delle lavoratrici e di tutti i cittadini italiani, anche residenti all’estero”.

Bilancio Inca CGIL organizzazione dipendenti italia e estero

Che l’INCA e la CGIL non siano entità separate è stato confermato anche dalla magistratura. Questo emerge chiaramente dal caso di Cosimo Cavello. Il pensionato truffato, ha ottenuto una sentenza favorevole dal Tribunale di Roma. L’INCA-CGIL è stata condannata a risarcirlo con oltre €349.000. Tuttavia, il sindacato ha presentato ricorso, ritardando ulteriormente il risarcimento e aggravando la sua situazione.

L’INCA: autonomia apparente, controllo reale della CGIL

L’INCA viene presentata in questa circostanza come un ente separato dalla CGIL, confondendo autonomia funzionale con dipendenza e subordinazione al sindacato promotore. In realtà, la CGIL esercita un controllo significativo su ogni livello decisionale e operativo del patronato.

A livello nazionale, il Comitato Direttivo della CGIL approva lo statuto dell’INCA e nomina il suo Presidente. Il Consiglio di Amministrazione, composto da membri scelti dalla CGIL, definisce le linee guida, approva i bilanci e nomina le commissioni nazionali.

A livello regionale e provinciale, il controllo è altrettanto evidente. Comitati di indirizzo e controllo, collegati alla CGIL, stabiliscono politiche locali, gestiscono risorse e monitorano i risultati. Il Collegio dei Sindaci, nominato sempre dalla CGIL, supervisiona l’amministrazione e le attività dell’INCA.

Sebbene soggetto alla vigilanza del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l’INCA rimane integrato nella struttura della CGIL. I funzionari dell’ente sono assunti e inquadrati secondo il regolamento del personale della CGIL e rispondono esclusivamente ad essa.

Lo stesso statuto dell’INCA conferma questa subordinazione: l’art. 15 stabilisce che il personale è assunto dalle strutture territoriali della CGIL, evidenziandone il legame indissolubile.

La difesa di Maurizio Landini

Anziché concentrare l’attenzione sulle vittime della frode, Maurizio Landini sembra solo preoccupato di salvaguardare la propria immagine pubblica, arrivando a contraddire lo Statuto e il Codice Etico della CGIL. Il suo comportamento nella vicenda INCA CGIL solleva gravi interrogativi sulla coerenza con i valori e le responsabilità sanciti dall’organizzazione che rappresenta.

Negando ogni responsabilità della CGIL, Landini ha violato l’Art. 3 dello Statuto, che impone la tutela dei lavoratori, compresi quelli residenti all’estero, oltre al principio di responsabilità, che richiede una vigilanza attiva sulle strutture affiliate.

Inoltre, il suo rifiuto di confrontarsi con i truffati e di ascoltarne le testimonianze contrasta con l’Art. 4, che obbliga il sindacato a garantire accoglienza e ascolto.

Le dichiarazioni, in cui accusa i truffati di “raccontare balle infinite” e minaccia azioni legali, violano l’Art. 5, che promuove solidarietà e giustizia sociale, e il principio di sobrietà e trasparenza, che impone rispetto e correttezza. Infine, sostenendo che l’INCA non sia parte integrante della CGIL, Landini contraddice l’Art. 7, che definisce la CGIL responsabile delle sue strutture affiliate.

Come si può avere ancora fiducia nei sindacalisti?

Nonostante esistano ancora dei sindacalisti onesti, il mondo della rappresentanza appare sempre più sporco e disgustoso. Lo scandalo dell’INCA-CGIL di Zurigo non è un caso isolato, ma l’ennesimo episodio che getta ombre anche sull’operato di tanti di loro che rischiano una delegittimazione senza precedenti.

Le irregolarità riscontrate anni addietro anche presso l’INCA di Sassari sono un ulteriore esempio di come sia diffuso il mal costume. L’organizzazione sembra priva degli anticorpi necessari a guarire da una malattia gravissima che la sta praticamente annientando. I sintomi sono talmente evidenti che si possono riscontrare in ogni situazione. Non possa giorno senza che la CGIL non venga chiamata a rispondere delle sue profondissime contraddizioni.

AUTORE CGL
Come Gestire i Licenziamenti - CGL
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