La CGIL Sardegna ha recentemente espresso solidarietà ai consiglieri regionali attaccati sui social per le loro posizioni politiche. Il segretario regionale Fausto Durante ha condannato i toni “meschini e intimidatori” rivolti a chi si oppone alla legge Pratobello 24, sostenendo che il dibattito democratico debba basarsi su idee e proposte. Tuttavia, tale presa di posizione solleva dubbi sulla sua coerenza. Infatti, proprio nella segreteria regionale della CGIL Sardegna “collabora” una figura coinvolta in episodi lontani dai valori democratici che Fausto Durante, a parole, dichiara di voler difendere.
Le parole del segretario generale, secondo cui “le battaglie politiche si fanno con la forza delle idee, delle proposte, degli argomenti,” appaiono senza alcun dubbio condivisibili. Eppure, è difficile prenderle sul serio quando provengono da un’organizzazione che sembra contraddire se stessa in continuazione. Promuovere figure responsabili di atti in evidente contrasto con i principi democratici, come fa Durante, ne mina l’autorevolezza. La sindacalista Francesca Nurra ricopre immeritatamente un ruolo “di rilievo” nella CGIL Sardegna, rappresentando, più che i lavoratori, una grave contraddizione interna.
Francesca Nurra è tristemente nota non solo per la sua limitata rappresentatività nel settore scolastico, ma anche per comportamenti distanti anni luce dal rispetto del dissenso interno all’organizzazione. Insieme ai colleghi Massimiliano Muretti e Gavino Doppiu, Nurra ha preso misure estreme contro tre sindacalisti, portandoli all’espulsione e persino al licenziamento. Tali azioni hanno portato a tre cause separate, nelle quali la magistratura ha emesso sentenze definitive che dichiarano illegittime le espulsioni e il licenziamento. I giudici hanno sottolineato come queste decisioni siano state adottate con modalità che neppure avrebbero dovuto essere avviate, oltre a violare norme e Statuto sindacale.
Di quali principi e valori parla, dunque, il segretario Durante quando condanna gli attacchi sui social contro alcuni consiglieri regionali? Questa indignazione appare insincera e incoerente rispetto ai comportamenti della segreteria sarda, di cui Nurra è parte integrante. La CGIL, sotto la guida di Durante, si erge pubblicamente contro le intimidazioni ma tollera al suo interno figure che, oltre a intimorire, hanno addirittura cercato di eliminare il dissenso. In un contesto davvero sano e coerente, Nurra e i suoi alleati dovrebbero essere invitati a dimettersi, mentre alle loro vittime andrebbero offerte scuse pubbliche.
È essenziale ribadire che una società civile dovrebbe basarsi su confronti di idee, argomentazioni e proposte. Ciononostante, la coerenza tra parole e azioni è altrettanto fondamentale per dare credibilità alle dichiarazioni.
Quando si promuove la libertà di confronto, ma al contempo si adottano misure punitive verso chi esprime posizioni diverse, si trasmette un messaggio contraddittorio. La coerenza rappresenta il fondamento della fiducia e della dialettica democratica: se davvero si considera il dibattito come un valore, bisogna essere disposti ad accogliere anche chi ha opinioni differenti. La CGIL, al contrario, sembra difendere i principi democratici solo in apparenza, permettendo ai suoi dirigenti di calpestarli per rafforzare il proprio potere.
Il comportamento della CGIL smaschera l’immagine di difensore della democrazia e dei valori sindacali che cerca di proiettare all’esterno. Da un lato, si presenta come sostenitrice della libertà di pensiero, condannando le pressioni sui politici, dall’altro, dimostra tolleranza verso azioni che minano gravemente i fondamenti stessi del sindacato. Nurra, in collaborazione con i vertici della CGIL regionale e nazionale, ha soffocato il dissenso interno con metodi illegittimi, mentre Durante, insieme a Maurizio Landini, si mostrano indulgenti e persino solidali con lei.
Di fronte a tre sentenze definitive che sanciscono l’illegittimità delle espulsioni e del licenziamento, sorge spontanea la domanda: perché i responsabili di atti antidemocratici continuano a ricoprire incarichi all’interno dell’organizzazione? Questa domanda trova una risposta inquietante nella perdita di credibilità della CGIL. Da sindacato combattivo, la CGIL è diventata un organo autoreferenziale che non risponde più ai propri principi fondanti. Sembra incapace di riconoscere le proprie incoerenze e di comprendere la perdita di fiducia che queste generano tra i lavoratori che ancora si rivolgono a essa.
Oggi, la CGIL ha perso credibilità e fiducia. Le dichiarazioni di Durante appaiono incoerenti e persino offensive per coloro che credono nei principi sindacali e assistono al tradimento degli ideali di giustizia e solidarietà. Sotto questa gestione, la CGIL non solo si mostra incapace di portare avanti politiche efficaci per il mondo del lavoro, ma adotta misure, dichiarate illegittime dalla magistratura, che dimostrano come pluralismo e trasparenza siano ormai solo illusioni.
Fausto Durante e Francesca Nurra incarnano un sindacato che si allontana progressivamente dai suoi valori storici e dai principi di democrazia che proclama. La magistratura, che ha condannato le espulsioni ed il licenziamento, ne rappresenta la più eloquente dimostrazione. Chi, in passato, ha riposto fiducia nella CGIL oggi può solo osservare con rassegnazione una deriva che tradisce i suoi ideali, rendendo la confederazione sempre meno rilevante e attendibile.